Sani e suo fratello hanno imparato il mestiere dai maestri restauratori, o meglio ebanisti come vengono chiamati i più bravi restauratori in toscana dai tempi del Rinascimento.
Uno su tutti, Maggiolini, artigiano mobiliere ritenuto uno dei più grandi ebanisti del neoclassico. Egli utilizzava 86 tipi di legni differenti (tra i quali mogano, ebano, acero, agrifoglio, ulivo, bosso, biancospino, ecc.) mantenendo tralaltro i loro colori naturali, ad eccezione di rare occasioni in cui si serviva di coloranti a base di silicati, per ottenere blu, celeste, colori altrimenti in natura inesistenti.
Un’altra tecnica tramandata è l’uso della gommalacca. La gommalacca è una resina naturale prodotta dalla femmina di un insetto: la Kerria lacca, presente nelle foreste di Assam e Thailandia. La gommalacca è da sempre stata usata per moltissimi scopi ma è solo dal 700 che viene utilizzata per la lucidatura dei mobili a tampone. La ricetta base per una buona vernice di gommalacca è di 200 grammi di gommalacca in scaglie sciolta in un litro di alcool etilico a 99,9°. Uno dei veri segreti della lucidatura a tampone è l’utilizzo della vernice molto diluita che consente di farla penetrare nei pori del legno senza creare una pellicola sulla superficie. La vera lucidatura a tampone con gommalacca infatti è una lucidatura che non crea spessori di vernice sulla superficie che creano un effetto “caramellato” sul mobile e che quindi
sono da evitare. La vernice di gommalacca inoltre non viene applicata a pennello ma con il tampone, rivestito di cotone ma che contiene lana al suo interno.
Sani oggi lavora con vernici di alta qualità, che riescono in tempi più rapidi a ottenere lo stesso effetto della gommalacca, mantenendo il legno molto materico, proteggendolo e lasciando visibile le differenze cromatiche delle venature che rendono unico ogni legno e facendo in modo che si crei, se richiesta, la patina di un legno vissuto dal tempo. Con infinita passione Sani miscela per ogni legno i colori giusti per estrapolarne l’essenza e renderli vivaci.
