Naturalmente drone Fucina Architettura

Raccogliere I frutti selvatici della natura in modo sostenibile e tecnologico.

Sono appena tornata da un viaggio di due settimane in cui ho accompagnato un gruppo alla scoperta del Giappone: è stata un’esperienza stupenda, ma avevo bisogno di casa e delle avventure dei miei nonni. Non ho fatto in tempo a varcare la soglia della porta di casa che la nonna mi ha abbracciato forte forte e il nonno è arrivato a corsa riempiendomi d’affetto. Dalla cucina arrivava un profumo di pasta al pomodoro e basilico e di verdure fatte al forno che come nonna Adelina non le fa nessuno.

A cena iniziano a raccontarmi tutto ciò che hanno fatto in queste due settimane: la nonna è tornata all’Università del Tempo Libero dove si è iscritta a un corso di arte contemporanea e a un corso sulla storia medievale, per non farsi mancare proprio niente; il nonno, “per mantenersi giovane” si è segnato a un corso di Tai Chi nella palestra vicino casa e ha scovato una nuova libreria in città, cosa che lo ha reso enormemente felice.

Tra una chiacchiera e l’altra la cena è finita e ci accorgiamo che è già ora di andare a dormire. Ci diamo la buonanotte con tutto l’amore possibile e ognuno va in camera propria. Arrivo finalmente nella mia stanza dove respiro ulteriormente aria di casa. Appoggio le mie cose e mi tuffo nel letto, pronta per il meritato riposo. Non arrivo a contare fino a 3 in giapponese che il sonno mi ha già preso. Inizio a sognare ed entro in una grande stanza, uno spazio ampio, colorato che non ho mai visto prima.

Sono affascinata da questo ambiente che brulica di facce giovani e di mani e menti che lavorano. All’improvviso sento una mano che si poggia sulla mia spalla e una voce che mi dice: “Fucina! Quanto tempo che non ci vediamo! Che fine hai fatto?” La voce amica e rassicurante è quella di Flavio, il mio compagno di banco del liceo che con le lingue aveva poco a che fare, ma che era un genio della robotica sempre intento a creare nuovi oggetti estremamente tecnologici. Lo guardo un po’ disorientata e cerco di spiegargli cosa ho fatto da quando ci siamo salutati il giorno in cui sono partita per Venezia per studiare lingue.

Esploriamo insieme questo grande spazio, quando, d’improvviso, entra un drone da uno scivolo che fuoriesce dal soffitto: questo miracolo della tecnologia porta con sé un paniere ricco di prodotti che si trovano in natura. Sono ancora più confusa, non riesco a capire. Mi volto e trovo un calendario, rigorosamente digitale, che mi dice che oggi è il 5 ottobre 2317. Non so se svenire o restare in piedi, ma mi dico che è solo un sogno e che va tutto bene.

Flavio, che sa ancora leggere benissimo le mie espressioni facciali, mi fa sedere nella Sala della Creatività offrendomi un tè. Sconcertata gli chiedo cosa sia tutto questo e lui, sorridendo, mi risponde: “Questa, Fucina, è la mia azienda, il sogno che coltivavo tra una lezione di storia dell’arte e una d’inglese. È una start-up di robotica totalmente innovativa che ho chiamato Naturalmente Drone.” Il nome ossimorico mi confonde e chiedo a Flavio di spiegarmi meglio. Lui, ovviamente, non esita a rispondermi: “Le persone hanno abbandonato le terre, i boschi, dedicandosi a lavori lontani dalla mera manualità, cercando sempre più un’affermazione economica e professionale di altissimo livello. I boschi inizialmente, dopo l’abbandono degli umani, si sono come addormentati, come se avessero voluto spegnersi. Dopo un po’ di tempo, però, sono tornati a germogliare, come se si fossero ripresi la loro identità e pian piano sono diventati sempre più carichi di frutti e fiori, i veri abitanti delle aree verdi. Tutta questa ricchezza alimentare, però, rimaneva inutilizzata e più nessuno era in grado di farne tesoro.” Lo osservo affascinata mentre mi racconta questa storia di cui non riesco ad intravedere il finale. Lo prego di proseguire: “Allora, cara Fucina, ho iniziato a pensare che tutto questo non poteva rimanere inespresso, senza un utilizzo che potesse far felici tante persone e che consentisse alla natura di riprodursi di nuovo. Un giorno, in cui non riuscivo a lavorare, ho tirato fuori dalla scatola Tim, il primo drone che ho costruito da ragazzino e solo lì mi è venuta l’idea: se gli uomini non sono più in grado di farlo, saranno i robot a raccogliere ciò che la natura offre e a portarlo nei vari ristoranti e nelle pasticcerie della città, in modo da poter avere prodotti genuini a chilometro zero.”

Totalmente rapita dall’idea di Flavio, gli chiedo di farmi vedere come funziona e lui mi guida senza esitazione in questo grande spazio che è Naturalmente Drone. Inizia a raccontarmi: “Qua, nella zona grigia, abbiamo l’area progettazione, dove i ragazzi disegnano e progettano nuovi droni con forme diverse, ognuno adatto ad una determinata raccolta: quello con le mani piccole e delicate è perfetto per le more e i lamponi, quello con le mani lunghe e affusolate è ideale per togliere i pinoli dalle pigne, quello con le mani a rastrello serve per raccogliere i mirtilli, invece quelli con le mani concave e robuste servono per nocciole e castagne.” Mentre noi passeggiamo in questa start-up, i ragazzi lavorano senza sosta, animati dalla curiosità, dalla creatività e da un invidiabile genio tecnologico.

Flavio mi fa cenno di seguirlo verso la zona verde, in cui, grazie all’inserimento di un codice, si apre una porta che ci conduce in un altro grande spazio dove c’è l’area produzione. Il mio amico mi spiega nuovamente: “Qui, Fucina, prendono forma i progetti che nascono nell’area grigia. I ragazzi dell’area verde realizzano con la massima attenzione e cura ogni singolo drone che esce dall’azienda. Ogni pezzo viene programmato e realizzato per la sua funzione ed è come se sviluppasse una propria vita grazie alla propria intelligenza artificiale.”

Usciamo da una nuova porta per entrare nuovamente nella stanza principale, dove arriviamo alla zona gialla, area in cui vengono effettuati i test sui droni. Flavio mi spiega: “I ragazzi danno loro impulsi e li inviano nei boschi fornendogli vari obiettivi, come, per esempio, possono ordinargli di raccogliere cinque chili di more da distribuire in parti uguali a tre indirizzi diversi. Se il drone porta a termine la missione con successo, allora passa all’area rossa.” “Che succede nell’area rossa?” chiedo io sempre più curiosa e Flavio, con estrema pazienza, conducendomi in questa nuova zona, mi dice: “Nell’area rossa ad ogni drone viene assegnato un nome e viene creata una scheda, come se venisse assunto dall’azienda. Questa è l’area operativa, dove ogni giorno arrivano gli ordini da parte dei ristoranti e delle pasticcerie per i prodotti che vogliono ricevere il giorno successivo. Qua i ragazzi ricevono l’ordine dall’esterno e programmano quotidianamente ogni drone inserendo tutte le indicazioni necessarie. I droni escono alle due di notte dall’azienda, vanno nei boschi, raccolgono il quantitativo necessario. Per le cinque arrivano nei ristoranti e nelle pasticcerie che ricevono ciò che hanno ordinato. Cosa molto importante è che ogni drone agisce per l’input che gli è stato dato, sapendo quando è il momento migliore per fare ogni cosa e lasciando una parte dei frutti ancora nel bosco, in modo tale che anche gli animali possano nutrirsi.”

Felicemente sorpresa da ciò che il mio compagno di banco è stato in grado di creare, non posso essere che felice di come il mondo si è conservato ed è diventato ben 200 anni dopo la mia realtà. La natura e la tecnologia collaborano rendendo il nostro pianeta un posto migliore. Flavio mi spiega che il suo progetto per ora è attivo solo a Pistoia, ma che sta per aprire nuovi punti in tutta la Toscana e nelle principali città della Penisola. L’azienda lavora benissimo e i droni, oltre a raccogliere i prodotti della natura, funzionano anche grazie alla natura, attivando la loro energia tramite pannelli solari termici che consentono loro di muoversi in modo ecologico e non impattante.

Flavio mi prende per mano e mi porta nell’ultima area, quella blu, dove i droni portano prodotti per i dipendenti dell’azienda. Qua mi fa assaggiare more, lamponi e mirtilli, che mi riportano subito indietro nel tempo. Sorrido felice e rasserenata dalle sorti migliori del mio pianeta.

La sveglia suona e con lei svanisce il mio sogno. Sento il profumo del tè che prepara la nonna e gli uccellini che cantano in giardino. Mi sveglio piena di energia e con la voglia di fare una passeggiata nel bosco insieme ai miei nonni, per raccogliere assieme a loro ciò che la terra ci regala, aspettando che, un giorno, Flavio crei Naturalmente Drone e che tutti possano apprezzare queste gustosissime primizie, perché, si sa, prima o poi i sogni prendono forma e diventano realtà.